lunedì 20 gennaio 2014


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alla Società Geologica Italiana (SGI) 


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Geoetica e Cultura Geologica

Italian Section of the 
IAPG - International Association for Promoting Geoethics

Per iscriversi alla Società Geologica Italiana è necessario presentare una domanda d'iscrizione indirizzata al Presidente. Nella domanda devono essere riportati i dati anagrafici, un indirizzo di riferimento, un indirizzo di posta elettronica e numero di telefono. La domanda sarà sottoposta per l'accettazione alla prima riunione utile del Consiglio direttivo. Soltanto successivamente, su richiesta della segreteria, sarà possibile versare la quota sociale che sancisce l'iscrizione alla Società. L'iscrizione alla SGI prevede l'accettazione e l'osservazione delle norme dello Statuto e del regolamento.
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In entrambi i casi (nuova iscrizione o rinnovo), se vuoi sostenere la Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della SGI, puoi richiedere di afferire alla sezione e/o versare una quota aggiuntiva alla tua iscrizione/rinnovo, specificando nella causale del versamento che tale importo è a favore della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica. 
Grazie.


lunedì 13 gennaio 2014


ULTIMA CHIAMATA

Sottometti un riassunto

Session NH9.8
Geoethics: Ethical Challenges In Communication, Geoeducation And Management of Natural Hazards

La scadenza per la sottomissione è prossima: 16 gennaio 2014


Descrizione della sessione (in inglese):

Procedura per la sottomissione dei riassunti (in inglese):


venerdì 13 dicembre 2013



Pisa, 17 settembre 2013

Guarda il video: 

La tavola rotonda sulla Geoetica si è svolta nell'ambito del IX Forum di Scienze della Terra di Pisa ed è stata l'occasione per un confronto tra rappresentati della comunità scientifica, delle istituzioni politiche e del mondo dei mass media, sul ruolo svolto da ciascuno degli "attori" coinvolti nella difesa dai pericoli naturali, ed un momento di riflessione sulla necessità di riscoprire il valore del territorio quale elemento fondante dell'identità di una comunità, nonché risorsa da proteggere e valorizzare, nella consapevolezza della responsabilità individuale e sociale che questo comporta.
Tra gli invitati hanno partecipato la Dott.ssa Enrica Battifoglia (responsabile scientifica dell'Agenzia ANSA), il Prof. Edoardo Cosenza (Assessore ai Lavori Pubblici, Protezione Civile, Difesa del Suolo, Geotecnica, Geotermia, Cave e Torbiere della Regione Campania), il Prof. Stefano Gresta (Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il Dott. Claudio Margottini (ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; Assessore all'Ambiente, Energia, Protezione Civile, Sistema Parchi e Politiche di Area Vasta del Comune di Orvieto). La tavola rotonda è stata organizzata e moderata dalla Dott.ssa Silvia Peppoloni (ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Segretario Generale della IAPG-International Association for Promoting Geoethics, coordinatore della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della Società Geologica Italiana).

I protagonisti della tavola rotonda:

    

In alto, da sinistra, Silvia Peppoloni ed Enrica Battifoglia. Al centro, da sinistra, Edoardo Cosenza e Stefano Gresta. In basso, Claudio Margottini.


martedì 26 novembre 2013




COMUNICATO

Conferenza-Conversazione
tra
Silvia Peppoloni e Telmo Pievani

"Geoetica: le Scienze della Terra e il loro contributo al rinnovamento culturale della società"


Il 26 ottobre 2013, nell'ambito del Festival della Scienza di Genova, ha avuto luogo la conferenza/conversazione dal titolo: "Geoetica: le scienze della Terra ed il loro contributo ad un rinnovamento culturale della società". Il Festival è stata l'occasione per proporre ad un pubblico non specialista i temi delle Geoscienze e in particolare della Geoetica, che per la prima volta ha trovato spazio all’interno di una delle più importanti manifestazioni scientifiche organizzate in Italia, dove da qualche anno anche le Geoscienze si stanno inserendo in modo autorevole. L’evento ha avuto un grande successo e una larga partecipazione di pubblico, dimostrando come il tema dell’etica applicata alle scienze in generale e alle Scienze della Terra in particolare sia molto sentito non solo tra gli specialisti (rappresentati anche da scienziati dediti a discipline differenti dalle Geoscienze), ma anche tra i semplici cittadini, soprattutto giovani. La conferenza, svoltasi presso l'Aula Magna della Facoltà di Architettura con il patrocinio della Società Geologica Italiana, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, del Consiglio Nazionale dei Geologi e della International Association for Promoting Geoethics, è consistita in un’insolita conversazione tra un filosofo della scienza e una geologa, nella quale si sono ben inseriti gli interventi del pubblico. Il dibattito che ne è scaturito ha messo in luce interessanti risvolti scientifici, sociologici e filosofici delle Geoscienze. Il tema che ha suscitato maggiore attenzione nei presenti è stato quello dei rischi geologici, con particolare riguardo agli aspetti della comunicazione scientifica e dell’educazione della popolazione al rischio. Si è parlato di problemi globali come i cambiamenti climatici e del loro impatto sulla vita e le attività umane, dello sfruttamento delle risorse naturali e delle implicazioni in termini di sostenibilità ambientale e sociale, delle grandi scoperte scientifiche delle Geoscienze, del loro contributo alla nascita del pensiero moderno e del loro importante valore etico, culturale e sociale. Numerosi sono stati gli apprezzamenti ricevuti, tra i quali quello della Presidentessa del Festival, Manuela Arata, e del Presidente dell'Associazione Amici del Festival della Scienza, Giancarlo Andrioli. L’evento è stato sicuramente un’ottima occasione per promuovere le Scienze della Terra e la figura del geologo in un ambito scientifico e culturale allargato.   

Silvia Peppoloni (silvia.peppoloni@ingv.it)
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia 
International Association for Promoting Geoethics 
Società Geologica Italiana - Sezione di Geoetica e Cultura Geologica

 
 
 

Descrizione dell'evento nel post del 7 ottobre 2013, pubblicato su questo sito:


giovedì 24 ottobre 2013


Richiesta per la sottomissione di riassunti alla
Sessione NH9.8
Geoethics: Ethical Challenges In Communication, Geoeducation And Management of Natural Hazards


Convener: Silvia Peppoloni
Co-Conveners: Susan W. Kieffer, Eduardo Marone, Yuriy Kostyuchenko, Joel Gill

Descrizione della sessione: 

La sessione è organizzata dalla IAPG - International Association for Promoting Geoethics (http://www.iapg.geoethics.org/).

Termine per la sottomissione dei riassunti: 16 gennaio 2014.


lunedì 21 ottobre 2013


Quando i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico 
diventano la panacea di tutti i mali

A cura di 
Nicoletta Fasanino


Fino ad oggi, si è assistito in Italia ad una legiferazione "d'emergenza" per affrontare il dissesto idrogeologico, che ha portato all'introduzione nel contesto normativo di dispositivi atti ad affrontare le criticità imminenti, ma di fatto privi di lungimiranza perché contenenti solo cenni alla necessità di procedere con attività di pianificazione e programmazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio. 
Mere indicazioni che, nella grande maggioranza dei casi, non sono mai state seguite.
Ci si è ritrovati così ad avere intere porzioni di territorio sottoposte ai Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.S.A.I.), provvedimento che da solo sta tentando di assolvere al "risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio" (Art 53 comma 1 del Testo Unico ambientale), ma di contro sta paralizzando la pubblica amministrazione che, invece, per il conseguimento della finalità innanzi detta dovrebbe svolgere "ogni opportuna azione di carattere conoscitivo, di programmazione e pianificazione degli interventi, nonché preordinata alla loro esecuzione" (Art 53 comma 2 del Testo Unico ambientale). 
Le carte della pericolosità e del rischio dovevano essere uno strumento di orientamento all'attività di governo del territorio, per mettere in luce le criticità, prevenire ulteriori ingerenze dell'antropizzazione in contesti geo-ambientali fragili, nonché essere di ausilio per pianificare studi più approfonditi, propedeutici ad una progettazione e programmazione degli interventi di messa in sicurezza (definendone anche le priorità per facilitare così il fund-raising, ovvero il reperimento di finanziamenti).
Dunque, punti di partenza per le amministrazioni locali in considerazione, anche e soprattutto, del livello di dettaglio con cui sono state realizzate.  
Facendo riferimento al percorso metodologico delle Guidelines for landslide susceptibility, hazard and risk zoning for land-use planning (R. Fell,  J. Corominas,  C. Bonnard, L. Cascini, E. Leroi, W.Z. Savage on behalf of the JTC-1 Joint Technical Committee on Landslides and Engineered Slopes), per lo scopo di statutory, ovvero per la messa a punto di prescrizioni normative, una zonazione alla scala di 1:25.000 è soddisfacente solo se effettuata ad un livello di dettaglio avanzato.
Infatti, bisogna considerare che è diverso il risultato ottenibile da una zonazione del rischio effettuata con metodi di base (qualitativi) per i quali, ad esempio, la pericolosità è valutabile, tramite correlazioni, alla suscettibilità all’innesco di un dato fenomeno franoso, piuttosto che come probabilità di accadimento, tramite un metodo che integri l’analisi storica, geologica e geomorfologica del territorio (metodo avanzato, quantitativo).

Figura 1 Tipi e livelli di zonazione raccomandati e scale delle mappe relativi agli scopi che si vogliono raggiungere ( Fonte: Guidelines for landslide susceptibility, hazard and risk zoning for land-use planning).


In Campania, a partire dal 2002, l’Autorità di Bacino del Sarno ha predisposto un aggiornamento dei P.S.A.I. (concluso e adottato nel 2011), per tenere conto del possibile verificarsi di nuovi eventi alluvionali e nel fare ciò ha utilizzato uno strumento di analisi che permettesse di considerare i limiti dell’analisi qualitativa, avvicinandosi, per quanto possibile, alla logica dell’analisi quantitativa del rischio. Questa scelta ha comportato una ri-perimetrazione delle aree a rischio, con il declassamento di 38,5 kmq di aree classificate a pericolosità P4 e di 54,03 kmq a pericolosità P3 in classi a pericolosità inferiore. Di conseguenza, si è osservato un incremento di 62,06 kmq delle aree classificate a pericolosità P1 e di 26,07 kmq di quelle a pericolosità P2. 
Questo significa che dal 1998 (anno dell’introduzione delle carte della pericolosità e del rischio idrogeologico) al 2011 (anno dell’adozione dell’aggiornamento), su 88,13 kmq di territorio campano è stato impossibile:

  • demolire e ricostruire; 
  • mutare la destinazione d'uso che avrebbe comportato un aumento del rischio (si pensi ad esempio all’apertura di un'attività commerciale o di offerta turistica);
  • costruire edifici;
  • sanare situazioni di abusivismo edilizio (andando perciò incontro al conseguente provvedimento di demolizione);

senza poi considerare la diminuzione del valore delle proprietà dovute al vincolo gravante.
Quanto detto permette di individuare diverse problematiche di carattere scientifico e politico sul tema:

  • Alla luce dei consistenti passi avanti fatti dalla comunità scientifica in materia di gestione del rischio, non è accettabile che carte della pericolosità e del rischio vengano redatte con metodi di base (qualitativi) se è nota l’incidenza che esse hanno sulla vita del singolo cittadino e sull'economia di una comunità. È opportuno redigerle con metodi quantitativi o prevedere quantomeno che ad esse segua un successivo, accurato, approfondimento da parte delle singole amministrazioni. L'inerzia nel programmare risorse economiche destinate alle attività che a livello locale permettano di avere aggiornamenti delle carte della pericolosità e del rischio, e quindi delle aree soggette a vincolo idrogeologico, nonché di pianificare e progettare interventi di mitigazione del rischio, non può essere pagata doppiamente dalla comunità da un lato in termini di mancata crescita economica e dall'altro per i danni causati dal verificarsi di un evento calamitoso.
  • È necessario un lavoro sinergico tra i decisori politici e la comunità scientifica perché si comprenda la necessità di dare alla materia "dissesto idrogeologico" attenzione normativa a sé, seppur connessa a quella urbanistica. Questo passo consentirebbe innanzi tutto di dare alla produzione normativa una cadenza diversa da quella degli eventi calamitosi, permettendo così di studiare con continuità le problematiche relative alla prevenzione e alla mitigazione del rischio idrogeologico. Si riuscirebbe a creare in tal modo un quadro legislativo più completo e preciso che, non dando adito ad interpretazioni causate da vuoti ed imprecisioni, permetterebbe di garantire maggiore equità e giustizia. La mancanza di normativa tecnica in materia di rischio idrogeologico determina sovente, nelle più disparate controversie legate agli abusi edilizi o ai reati ambientali, la vittoria della consulenza tecnica che meglio sfrutta l’imprecisione di un dato articolo. 
  • Nell'ambito della produzione normativa in materia di dissesto idrogeologico si dovranno distinguere e trattare diversamente gli abusi edilizi "puri", da quelli che sussistono per mancanza del rispetto delle norme riguardanti la difesa del suolo; in quest'ultimo ambito bisognerà specificare le responsabilità dei soggetti nelle aree di propagazione e in quelle di innesco, nonché tra soggetti proprietari di beni pre-esistenti rispetto a quelli di nuove costruzioni.

Queste considerazioni potrebbero essere ulteriormente arricchite da diversi elementi, tuttavia, anche se sintetiche, permettono di concludere con una riflessione importante. 
In ciascuno dei punti affrontati si può evincere che, puntualmente, le criticità nascono dalla distanza tra la "conoscenza accademica" e la realtà, ovvero tra la comunità scientifica e coloro che devono creare gli strumenti di governo e tutela del territorio, e tra essi (scienziati e decisori politici) e i cittadini che dovrebbe essere adeguatamente informati, formati e sensibilizzati sulle problematiche legate al territorio stesso.
Bisogna che la comunità scientifica si cali nella realtà che studia e trasferisca la "conoscenza" in quei processi che producono leggi e regolamenti e che se non adeguatamente predisposti possono determinano conseguenze ancora più dannose del vuoto normativo in un'area a rischio elevato.
Chi governa il territorio deve essere messo in condizione (ed obbligato) di tutelare la vita umana e l'ambiente. Non deve verificarsi che la ri-perimetrazione sia un escamotage utilizzato dai privati cittadini per costruire la propria casa in un'area a rischio elevata; non deve essere più tollerato l'accadimento di eventi calamitosi che mietono vittime innocenti e che solo a posteriori attirano l’interesse dell'opinione pubblica nel dibattito sulle azioni di prevenzione che si sarebbero dovute adottare.
Ed è proprio per questo che oggi si parla di Geoetica. Gli studiosi delle Scienze della Terra hanno il dovere di tutelare l’oggetto dei propri studi, del proprio lavoro, non solo attraverso un semplice copyright, ma soprattutto con il loro contributo nella definizione di quei regolamenti che permettano con rigore di tutelare la vita umana e l'ambiente, nonché nel favorire un processo di rinascimento culturale che deve vedere l'uomo nuovamente capace di prendersi cura e di rispettare il territorio in cui vive.


lunedì 14 ottobre 2013


La tutela del paesaggio secondo la Costituzione italiana

Conferenza di Salvatore Settis

24 ottobre 2013, ore 18:30
Palazzina dell’Auditorio - Accademia Nazionale dei Lincei - Villa Farnesina
Via della Lungara, 230 (Roma) 



lunedì 7 ottobre 2013


Conferenza-Conversazione
tra
Silvia Peppoloni e Telmo Pievani

"Geoetica: le Scienze della Terra e il loro contributo al rinnovamento culturale della società"

26 ottobre, ore 17:30
Aula Polivalente San Salvatore
Piazza Sarzano (Genova)


Con il patrocinio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, della Società Geologica Italiana, della IAPG - International Association for Promoting Geoethics e del Consiglio Nazionale dei Geologi.


Descrizione dell'evento

La Geoetica si occupa delle implicazioni etiche, sociali e culturali della ricerca e della pratica geologica, rappresentando un punto di incontro tra Geoscienze, Filosofia e Sociologia. Attraverso l’individuazione dei principi che devono supportare le nostre azioni nei confronti della Geosfera, la Geoetica può costituire un’opportunità per gli scienziati di divenire più consapevoli delle loro responsabilità sociali e uno strumento per orientare la società sulle questioni relative alla difesa dai rischi naturali, all’uso sostenibile delle risorse e alla tutela dell’ambiente. La Geoetica può contribuire alla costruzione di un corretto sapere sociale, rafforzando il legame con il territorio, quale patrimonio comune da condividere. La Geoetica può favorire un rinnovamento culturale nel modo di relazionarsi al Pianeta e una crescita di sensibilità nei confronti della difesa della vita e della ricchezza del sistema Terra in tutte le sue forme.

Biografie

Silvia Peppoloni è ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si occupa di pericolosità sismica, geotecnica e geomorfologica, con specifico riferimento a centri storici e beni culturali. È Segretario Generale della IAPG - International Association for Promoting Geoethics, responsabile della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della Società Geologica Italiana e membro della Commissione di Geoetica della FIST - Federazione Italiana di Scienze della Terra. 

Telmo Pievani è professore associato di Filosofia della Scienza presso l’Università degli studi di Milano Bicocca. È autore di numerose pubblicazioni, fra le quali: La teoria dell’evoluzione (Il Mulino, 2010) Creazione senza Dio (Einaudi, 2006) In difesa di Darwin (Bompiani, 2007) Nati per credere (Codice Edizioni, 2008, con V. Girotto e G. Vallortigara). Collabora con «Il Corriere della Sera» e con le riviste «Le Scienze», «Micromega» e «L'Indice dei Libri».

venerdì 20 settembre 2013


Contributo per la tavola rotonda
"Geoetica: il valore del territorio tra scienza, politica e informazione"

a cura di 
Sandra Piacente

già docente di Geologia Ambientale, Università di Modena e Reggio Emilia
email: piacesan (at) gmail.com


Da alcuni anni in Italia sta crescendo l'interesse per argomenti riguardanti le implicazioni etiche, sociologiche e culturali delle Scienze della Terra, che ampliano le prospettive e le aspettative delle Geoscienze, evidenziando il ruolo fondamentale svolto dagli studi geologici nel trovare soluzioni ai problemi pratici della vita dell'uomo, compatibilmente con la preservazione della natura e del Pianeta.

La Geoetica si occupa dei problemi relativi al modo di rapportarsi dell'uomo all'ambiente geologico. Tra i suoi principali obiettivi vi sono quelli di evidenziare il ruolo e la responsabilità sociale del geologo (sia ricercatore, che docente o professionista), incoraggiare l'analisi critica sull'uso delle risorse naturali, valorizzare e salvaguardare la Geosfera, promuovere una corretta informazione sui rischi, favorire il coinvolgimento della società nell'idea di un "patrimonio geologico" comune e condiviso. 

In particolare si chiede all'etica di dare delle indicazioni utili per affrontare i problemi inerenti le grandi trasformazioni che i risultati della ricerca scientifica e tecnologica hanno prodotto nella società attuale, in particolare nei rapporti tra uomo e territorio. Tutto ciò ha portato a uno sviluppo dei dibattiti sulla cosiddetta "etica ambientale".

Nel terzo millennio, gli scienziati rivendicano perciò il loro diritto a intervenire in un settore ritenuto in passato di esclusiva competenza di filosofi e religiosi: quello dei valori. Vista in questo contesto la scienza assume un ruolo di responsabilità sociale superiore a quello comunemente assegnatole.

Questa nuova etica considera il bene e il male non tanto nei riguardi dell'uomo, visione antropocentrica, quanto nei riguardi del territorio, visione ecocentrica, visto come un'entità che ha un suo valore intrinseco, a prescindere dell'uso che se ne fa. Il territorio, infatti, in quanto espressione di una data cultura, di una data storia, di un particolare rapporto uomo-natura, costituisce una testimonianza documentale tale da poter essere considerato, a pieno titolo, un bene culturale: ne deriva un suo diritto prioritario ad esistere e ad essere  protetto e valorizzato.

Ogni generazione è responsabile di quello che accade sul Pianeta quando lo vive e di come lo consegna alle generazioni future: ognuno di noi è "un inquilino con delle istruzioni", spetta a noi tutti leggerle e interpretarle correttamente.

Se a questo punto diamo per appurato che esiste un'etica della conoscenza e della sua diffusione, potremmo cercare di andare oltre e tracciare i contorni di una "iperetica", cioè di quel coraggio morale che ci spinge ad andare oltre le regole e gli schemi precostituiti, che troppo spesso si sono dimostrati inadeguati o superati, e ad osare per fare quello che in quel momento è la cosa giusta e che deve prevedere innanzitutto una maggiore attenzione verso i valori sociali di quel particolare momento storico.

Credo che ognuno di noi partecipi a questa tavola rotonda con l'intento e la speranza di gettare le basi, un pò più solide rispetto al passato, in quanto supportate da tanti attori nuovi e da nuove e impellenti necessità, per un impegno che sia finalmente il punto di partenza per responsabilità non più procrastinabili, con la consapevolezza che abbiamo già perso troppo tempo, e quello che ci rimane si restringe sempre più. Seppure nella tradizione della ricerca e della didattica  dovrebbero ormai essere sedimentati e consolidati dei valori imprescindibili, forse è arrivato il momento  di tradurli in modo esplicito nella pratica concreta del nostro agire e del nostro proporci verso l'esterno.

A questo si dovrebbe aggiungere anche un esame critico, unito a una buona dose di umiltà, non solo degli ostacoli, ma anche degli errori che nel corso della nostra vita scientifica, didattica e professionale sono stati fatti:  in sintesi la scelta di una nuova dialettica costruttiva e dinamica, pur nei non evitabili, ma anzi necessari confronti e dibattiti.

È opportuno, inoltre, fare una riflessione sul ruolo della ricerca e sulle "risposte" che la Geologia può offrire: cioè su una sua valorizzazione. Questo implica non soltanto un diverso "modo di presentare" la ricerca ed i suoi risultati (in chiave "promozionale") ma anche una diversa progettazione che si ispiri, da un lato, ad una prospettiva sistemica (con quali altri ambiti la ricerca geologica può e deve interagire) e, dall'altro, ad una prospettiva funzionalistica (a chi e a che cosa la ricerca geologica può "servire").

Quale può essere allora il compito e il contributo della Geologia?

  • Una partecipazione solerte, costante, oculata, programmata in tutti i contesti scientifici, culturali e divulgativi (con l'uso non casuale o contingente dei mezzi di comunicazione) in cui i problemi e le tematiche hanno implicazioni di tipo geologico.
  • Un privilegiare una cultura comune ai diversi settori geologici che sottolinei i rapporti tra Geologia e antropizzazione e indichi la dimensione culturale, storica e filosofica, e non solo quella scientifico-tecnica della Geologia. 
  • Far emergere nei diversi ambiti e a vari livelli, le motivazioni geologiche dei cambiamenti ambientali - punto forte delle nostre discipline e delle nostre possibili risorse - e la dimensione ambientale dei cambiamenti geologici, al fine di realizzare una formazione geologica che diventi percezione geologica, comune cultura del cittadino italiano.


Sicuramente trarremo notevoli benefici da una società più impegnata e cosciente del valore della ricerca scientifica e dei suoi risultati, ma nel contempo anche da scienziati più impegnati a rispondere alle necessità e alle aspirazioni della società.

Soprattutto nei casi dei rischi naturali, e geologici in particolare, il valore dei principi generali dell'etica risultano fondamentali nel contribuire alla loro riduzione e nell'aumentare la capacità di resilienza della popolazione. Incrementare la resilienza significa ridurre significativamente la vulnerabilità, favorendo nella popolazione, soprattutto nei soggetti più deboli o meno attrezzati culturalmente, una nuova consapevolezza, che sia portatrice di inedite trasformazioni positive.

La conoscenza diventa in tal modo il tessuto razionale idoneo a costruire una logica, e quindi una politica, di corretto utilizzo, cioè di una tutela-valorizzazione, in una intelligente integrazione degli interventi, sia di protezione che di promozione culturale, sociale, turistica ed economica.

Valorizzare vuole dire anche sperimentare nuove strade, più legate a percorsi conoscitivi continui e trasversali, che coinvolgano anche la sfera dei rapporti affettivi ed emotivi. Oggi si assiste a nuovi e più elevati bisogni, che paradossalmente sono i più naturali e primordiali: aria, sole, silenzio, piacere emozionale; il paesaggio con la sua geodiversità diventa un elemento forte di un sistema conoscitivo integrale, troppo a lungo trascurato.

È questa una nuova chiave per presentare un volto più attraente della Geologia, non quello "severo", seppure necessario e prioritario, legato agli aspetti della pericolosità e del rischio, ma quello dolce, la "sweet geology", fatto anche di diversità attrattive, di storia, di luoghi e di godimento, oltre che visivo, emozionale. Una chiave che apre la ricerca verso la prospettiva geologica della cultura o forse verso la prospettiva culturale della geologia, ricostruendo "la mappa storica" dei luoghi, poiché la storia è spesso "topica", cioè storia di luoghi, che ricordano, che suggeriscono eventi: il "sito geologico è "luogo" per eccellenza.

Questo aspetto è stato colto anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000) che illustra la stretta relazione tra paesaggio e società. 

Il compito della Scienza non si esaurisce nel formulare proposte a carattere conoscitivo e nel fornire tecniche utili (oggi la tecnologia è talmente pervasiva che la confusione tra naturale e artificiale fa sì che il pensiero dell'uomo e di conseguenza il suo agire, fa fatica a stare dietro a se stesso), bensì nel presentare contenuti generali che riguardano il modo di intendere la natura, l'uomo e la società. Infatti ogni scienza ha in se e quindi deve trasmettere, una specifica immagine  del mondo, che indica il modo in cui questo può essere concepito ed investigato. La scienza è quindi  una parte  fondamentale della società, anche se questa forse non ne ha una percezione diretta precisa, che investe sia direttamente che indirettamente tutti i suoi aspetti, non solo quelli culturali, ma anche quelli morali e sociali. Occorre perciò trasformare la crisi delle certezze in consapevolezza dei limiti, che sono essenzialmente quelli che la natura stessa ci pone, per favorire il pluralismo delle idee e la ricerca di nuove prospettive, anche attraverso confronti e frequentazioni inusuali.

Ha scritto Luigi Luca Cavalli Sforza: "se la ricerca multidisciplinare dà risultati positivi, l'esperienza di trovare informazioni utili per le strade vicine a quella principale della nostra investigazione è fonte di grandi soddisfazioni intellettuali. Si ha anche l'occasione di convincersi dell'unità fondamentale della scienza e dei suoi procedimenti." (Cavalli Sforza  & Pievani, 2011).


venerdì 13 settembre 2013


Scarica il volume degli abstract ed il programma della Sessione "Geoethics and Society: Geosciences serving the public" (Geoitalia 2013)

Pisa (Italy), 17 Settembre 2013


Abstracts:

Programma della Sessione: