mercoledì 5 febbraio 2014


Che cosa significa "Geoetica"
Dentro le parole, il senso dell'attività del geologo

(Silvia Peppoloni)

Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Geoitalia n. 34, aprile 2011


La Geoetica è una disciplina relativamente recente. Nasce nel 1991 avendo come obiettivo principale quello di porre l'attenzione sulla valorizzazione e la salvaguardia della Geosfera. Si occupa di alcune tra le più rilevanti emergenze ambientali: inquinamento e problematiche dei rifiuti, effetto serra e variazioni climatiche. Si preoccupa di incoraggiare un’analisi critica sull'uso delle risorse naturali, di promuovere la corretta informazione sulle pericolosità e sui rischi del territorio, di favorire lo sviluppo di tecnologie ecocompatibili. Inoltre, tra i suoi intenti ha quello di promuovere il ruolo sociale delle Geoscienze e di rivalutare il patrimonio geologico come valore scientifico, culturale ed educativo. Pertanto, è una disciplina volta soprattutto ad orientare la società nella scelta di comportamenti appropriati rispetto a problemi concreti della vita dell’uomo, cercando di trovare soluzioni compatibili con la preservazione della natura e del territorio. 
L'analisi delle tematiche trattate dalla Geoetica porta ad alcune riflessioni. Innanzitutto, per stabilire un criterio di scelta di comportamenti appropriati prima sarebbe necessario individuare i valori su cui basare quei comportamenti. Inoltre, sarebbe opportuno interrogarsi sul tema della responsabilità di chi opera nel settore delle Geoscienze, mettendo al centro delle questioni etiche il soggetto, ovvero il geologo, quale esperto del territorio e di tutte le sue pericolosità, sia che operi nel settore della ricerca che in quello pubblico e istituzionale, sia che svolga attività professionale o che sia impegnato nella didattica e nella divulgazione scientifica. 
In ogni settore lavorativo risulta evidente l’importanza del ruolo ricoperto dal geologo nella società e quindi la necessità di definire più chiaramente la sua identità scientifica e il valore delle sue specificità, di riqualificare la sua professionalità, affinché da parte sua vi sia una più consapevole assunzione di responsabilità nell'esercizio delle attività che gli vengono richieste. 
Tuttavia, spesso l'attività del geologo manca di autorevolezza e di conseguenza il suo contributo viene sottovalutato. Ciò può attribuirsi ad una miope politica di gestione dell'ambiente, in parte legata ad una certa arretratezza culturale che ancora vede l'Italia in ritardo rispetto ad altri paesi in materia di tutela del territorio, ma anche ad una sorta di senso di inferiorità che il geologo in genere prova quando si confronta con altri specialisti (ingegneri, fisici, matematici). 
Il mancato riconoscimento di autorevolezza porta spesso il geologo ad atteggiamenti di timore o di riluttanza a dichiarare il proprio parere anche su questioni squisitamente geologiche, al bisogno di tutelarsi inserendo nelle sue relazioni tecniche espedienti formali e prescrizioni eccessive, alla tendenza a non prendere posizioni ferme, che potrebbero portare discredito alla propria attività, compromettere l'accesso a finanziamenti, innescare critiche e polemiche da parte di altri ricercatori. Tutto questo alimenta una progressiva perdita di soddisfazione nello svolgere il proprio lavoro, un sentimento di sfiducia nel valore del proprio impegno ed una diffusa demotivazione. 
Da dove ripartire per eliminare questo disagio e ridefinire ruoli e responsabilità? 
Si può provare a ripartire dalla base, dalle parole, dall'analisi etimologica della parola "geoetica". Le parole infatti, come le rocce, "hanno memoria", registrano la storia che hanno vissuto: se in un basalto resta impressa l'orientazione dei dipoli secondo la direzione del campo magnetico esistente al momento della sua formazione, ugualmente nella struttura di una parola sono riconoscibili le tracce delle trasformazioni fonetiche subite nel tempo (aggiunte o elisioni, contrazioni e assimilazioni), che evidenziano momenti in cui il significato e l'uso della parola erano diversi e restituiscono il senso del cambiamento storico, antropologico e culturale.
Da dove deriva la parola "geoetica", quali sono le sue origini, le sue connotazioni, l'evoluzione dei suoi usi, quale significato profondo è possibile recuperare? 
"Geoetica" deriva dall'unione di "geologia" ed "etica". "Geo-logia" significa "ragionamento/discorso razionale sulla Terra", o più semplicemente "studio della Terra". Tuttavia, il suffisso "geo" porta con sé qualcosa di più profondo: "gaia" certamente in greco significa "Terra", ma la sua base sumerica antichissima "ga" rimanda più specificatamente al significato di "dimora, luogo dove si dimora". La Terra è il luogo dove noi dimoriamo, dove i nostri antenati hanno dimorato e dove i nostri figli dimoreranno.
Su un comune dizionario di filosofia si legge: "Etica - termine introdotto da Aristotele per indicare l’indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell’uomo. Successivamente la parola verrà usata per indicare quella parte della filosofia che tratta del problema dell’agire umano".
"Etica" deriva dal greco "ethos" e significa "consuetudine, costume, abitudine", a sua volta derivante da "eiotha", verbo che significa "io ho consuetudine, ho familiarità". Nelle parole "familiarità" e "costume" è insito il senso di appartenenza ad una comunità, sia essa una famiglia o un'organizzazione sociale più ampia.
Ma cos'è che determina la familiarità e quindi una consuetudine di comportamento? Di questo passaggio importante è rimasta traccia nella radice
semitica originaria "edum", che significa "esperienza, essere esperto di".
Dunque, si fa esperienza di un evento, di una circostanza, se ne acquisisce la conoscenza, si entra in familiarità con esso, se ne diviene esperto al punto da essere capace da quel momento in poi di scegliere ed assumere un comportamento, un costume, un'abitudine adeguati a quella circostanza, a quell'evento.
Ma la ricchezza semantica della parola "etica" si apprezza risalendo dal greco alla lingua accadica, che Giovanni Semerano, studioso di lingue mesopotamiche, pone all'origine delle lingue europee: a partire dalla base accadica "esdu", ad "etica" viene dato significato di "fondamento, disciplina sociale", e per estensione anche il significato di "assicurazione di continuità". Di nuovo la dimensione relativa al sociale, il riferimento della parola "etica" alla comunità. A partire invece dalla base accadica "betu", si attribuisce ad "etica" il valore di "sede, dimora, rifugio". In Omero questa radice è addirittura usata in luogo di "stalla, riparo per il bestiame". Dunque, il richiamo ad uno spazio più intimistico, più profondo e individuale in ogni essere umano. Infine, in relazione alla base accadica "ettu", la parola "etica" si carica del valore di "carattere, segno distintivo di un singolo, lineamento caratteristico di una persona": torna di nuovo la sfera individuale.
Anche rimanendo fedeli alla filologia classica, che invoca l'origine greca della radice di "etica" da "ethos", si osserva che questa nel tempo subisce una modificazione fonetica e diventa "idios", che significa "proprio", nel senso di "personale". Pertanto,"etica" in origine riguarda ciò che è comune, ma ad un certo punto della storia umana si compie un salto evolutivo di tipo culturale, per cui all'interno della comunità appare l'"idios", ovvero l'io in rapporto a se stesso. Dal percepirsi parte di una comunità, l'uomo diventa capace di percepire se stesso in quanto individuo.
Riassumendo, sembra che alla parola "etica" possa attribuirsi un duplice significato, per cui da un lato essa contiene il senso di appartenenza alla dimensione sociale, dall'altro esprime l'individuale. Ne discende che l'etica
riguarda sia ciò che è comune, le interazioni tra gli uomini appartenenti ad un'organizzazione sociale, sia ciò che è personale, che distingue il singolo. L'etica è allo stesso tempo un "appartenere a" e un "appartenersi". Questi due
ambiti esistenziali (il sociale e l'individuale) inaspettatamente convivono nella parola "etica". Ed è per questa duplice sfumatura di senso che l'etica viene definita "soggettiva", quando si occupa del soggetto che agisce, "oggettiva", quando l'azione è riferita ai valori comuni ed alle istituzioni o all'ambiente in cui si vive. 
Queste considerazioni si possono estendere alla Geoetica, arrivando a definirla da un lato come l'indagine e la riflessione sul comportamento operativo dell'uomo nei confronti della Geosfera, dall'altro come l'analisi del rapporto tra il geologo che agisce, che opera e la sua stessa azione, la sua stessa attività. 
Questo passaggio apre ad implicazioni di responsabilità sia nella ricerca scientifica che nella pratica professionale: per verificare se si sta operando in modo eticamente corretto, non basta riferirsi all'ambito sociale, ma è necessario confrontarsi anche con la propria individualità, chiarendo davanti a se stessi il valore etico della propria attività.
Sintetizzando, l'esperienza acquisita sui fenomeni studiati, fornisce indicazioni sui comportamenti appropriati che, divenuti una consuetudine, possono tradursi in una sorta di disciplina sociale e personale, applicabile alla gestione del pianeta Terra, dimora dell'uomo, luogo dove si dimora insieme agli altri uomini.
L'analisi etimologica richiama alla responsabilità: nello svolgere la sua attività, il geologo non può prescindere dall'etica. Ma in che consiste la responsabilità del geologo?
In linea con le considerazioni fin qui esposte, nel momento stesso in cui il geologo si impegna nella attività scientifica o professionale, egli da un lato si assume la responsabilità di mettere la sua competenza al servizio degli altri, dall'altro ha la responsabilità nei confronti di se stesso di operare al meglio delle sue possibilità, nella consapevolezza dell'impegno preso. La garanzia di competenza tecnica e correttezza e l'atteggiamento di apertura al confronto scientifico con gli altri sono elementi fondamentali per il recupero di quella autorevolezza che spesso manca al geologo. Certamente, la cattiva gestione politica rende difficile la valorizzazione del sapere geologico e
vano il suo contributo al miglioramento della gestione del territorio, ma è comunque necessario imparare ad intervenire attivamente, esponendosi con il proprio giudizio esperto. 
In conclusione, quali motivazioni devono spingere a praticare le Scienze della Terra in modo eticamente corretto? A quale senso di responsabilità sono richiamati coloro che indagano la Terra?
Heisenberg afferma: "La scienza naturale non descrive e spiega semplicemente la natura; essa è una parte dell’azione reciproca fra noi e la natura".
Questo può sottintendere che lo studioso dei fenomeni naturali, e quindi anche il geologo, attraverso la ricerca della verità dei fenomeni naturali che indaga abbia la possibilità di realizzare l'incontro personale con la verità di se stesso. Pertanto, se i risultati delle sue indagini e le conseguenti scelte operative non sono guidati dal rispetto per la verità della conoscenza e da onestà intellettuale, la sua attività si svuota di senso e vengono a mancare i presupposti affinché il suo operato possa considerarsi un reale servizio per gli altri.
E' evidente la necessità di cercare ancora risposte, di provare a specificare sempre meglio il ruolo, il senso, l'etica che sta dietro l'attività del geologo, di chiarire e definire l'identità e l'autorevolezza delle GeoScienze, alla ricerca del criterio etico su cui fondare l'indagine e la gestione del pianeta
Terra.
Una grande responsabilità storica è affidata al geologo del terzo millennio: dimostrare che il sapere geologico costituisca realmente un vantaggio per l'uomo. Ma per agire in questa direzione ed ottenere risultati concreti, sarà necessario maturare la consapevolezza di saper fare, assumersi l’impegno a fare e mantenerlo con volontà costante.


Bibliografia di riferimento

Castiglioni & Mariotti - Vocabolario della lingua latina. Loescher Editore.

Dizionario di filosofia. Biblioteca Universale Rizzoli, 1988 – Milano.

Dizionario etimologico della lingua Italiana – Rusconi Editore.

Rocci - Vocabolario greco-italiano. Dante Alighieri Editore.

Semerano - Le origini della cultura europea: dizionari etimologici. Olschki Editore.

Sivieri & Vivian - Grammatica greca. Editrice G. D’Anna.

Werner Heisenberg - Fisica e filosofia. Nuove Edizioni Tascabili, 2003 – Milano.

http://www.etimo.it

http://www.filosofico.net

http://it.wikipedia.org


lunedì 20 gennaio 2014


Iscriviti o rinnova la tua iscrizione
alla Società Geologica Italiana (SGI) 


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Geoetica e Cultura Geologica

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IAPG - International Association for Promoting Geoethics

Per iscriversi alla Società Geologica Italiana è necessario presentare una domanda d'iscrizione indirizzata al Presidente. Nella domanda devono essere riportati i dati anagrafici, un indirizzo di riferimento, un indirizzo di posta elettronica e numero di telefono. La domanda sarà sottoposta per l'accettazione alla prima riunione utile del Consiglio direttivo. Soltanto successivamente, su richiesta della segreteria, sarà possibile versare la quota sociale che sancisce l'iscrizione alla Società. L'iscrizione alla SGI prevede l'accettazione e l'osservazione delle norme dello Statuto e del regolamento.
Tramite il seguente modulo è possibile anticipare per email la richiesta di iscrizione alla Società Geologica Italiana.  
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In entrambi i casi (nuova iscrizione o rinnovo), se vuoi sostenere la Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della SGI, puoi richiedere di afferire alla sezione e/o versare una quota aggiuntiva alla tua iscrizione/rinnovo, specificando nella causale del versamento che tale importo è a favore della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica. 
Grazie.


lunedì 13 gennaio 2014


ULTIMA CHIAMATA

Sottometti un riassunto

Session NH9.8
Geoethics: Ethical Challenges In Communication, Geoeducation And Management of Natural Hazards

La scadenza per la sottomissione è prossima: 16 gennaio 2014


Descrizione della sessione (in inglese):

Procedura per la sottomissione dei riassunti (in inglese):


venerdì 13 dicembre 2013



Pisa, 17 settembre 2013

Guarda il video: 

La tavola rotonda sulla Geoetica si è svolta nell'ambito del IX Forum di Scienze della Terra di Pisa ed è stata l'occasione per un confronto tra rappresentati della comunità scientifica, delle istituzioni politiche e del mondo dei mass media, sul ruolo svolto da ciascuno degli "attori" coinvolti nella difesa dai pericoli naturali, ed un momento di riflessione sulla necessità di riscoprire il valore del territorio quale elemento fondante dell'identità di una comunità, nonché risorsa da proteggere e valorizzare, nella consapevolezza della responsabilità individuale e sociale che questo comporta.
Tra gli invitati hanno partecipato la Dott.ssa Enrica Battifoglia (responsabile scientifica dell'Agenzia ANSA), il Prof. Edoardo Cosenza (Assessore ai Lavori Pubblici, Protezione Civile, Difesa del Suolo, Geotecnica, Geotermia, Cave e Torbiere della Regione Campania), il Prof. Stefano Gresta (Presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), il Dott. Claudio Margottini (ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale; Assessore all'Ambiente, Energia, Protezione Civile, Sistema Parchi e Politiche di Area Vasta del Comune di Orvieto). La tavola rotonda è stata organizzata e moderata dalla Dott.ssa Silvia Peppoloni (ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Segretario Generale della IAPG-International Association for Promoting Geoethics, coordinatore della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della Società Geologica Italiana).

I protagonisti della tavola rotonda:

    

In alto, da sinistra, Silvia Peppoloni ed Enrica Battifoglia. Al centro, da sinistra, Edoardo Cosenza e Stefano Gresta. In basso, Claudio Margottini.


martedì 26 novembre 2013




COMUNICATO

Conferenza-Conversazione
tra
Silvia Peppoloni e Telmo Pievani

"Geoetica: le Scienze della Terra e il loro contributo al rinnovamento culturale della società"


Il 26 ottobre 2013, nell'ambito del Festival della Scienza di Genova, ha avuto luogo la conferenza/conversazione dal titolo: "Geoetica: le scienze della Terra ed il loro contributo ad un rinnovamento culturale della società". Il Festival è stata l'occasione per proporre ad un pubblico non specialista i temi delle Geoscienze e in particolare della Geoetica, che per la prima volta ha trovato spazio all’interno di una delle più importanti manifestazioni scientifiche organizzate in Italia, dove da qualche anno anche le Geoscienze si stanno inserendo in modo autorevole. L’evento ha avuto un grande successo e una larga partecipazione di pubblico, dimostrando come il tema dell’etica applicata alle scienze in generale e alle Scienze della Terra in particolare sia molto sentito non solo tra gli specialisti (rappresentati anche da scienziati dediti a discipline differenti dalle Geoscienze), ma anche tra i semplici cittadini, soprattutto giovani. La conferenza, svoltasi presso l'Aula Magna della Facoltà di Architettura con il patrocinio della Società Geologica Italiana, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, del Consiglio Nazionale dei Geologi e della International Association for Promoting Geoethics, è consistita in un’insolita conversazione tra un filosofo della scienza e una geologa, nella quale si sono ben inseriti gli interventi del pubblico. Il dibattito che ne è scaturito ha messo in luce interessanti risvolti scientifici, sociologici e filosofici delle Geoscienze. Il tema che ha suscitato maggiore attenzione nei presenti è stato quello dei rischi geologici, con particolare riguardo agli aspetti della comunicazione scientifica e dell’educazione della popolazione al rischio. Si è parlato di problemi globali come i cambiamenti climatici e del loro impatto sulla vita e le attività umane, dello sfruttamento delle risorse naturali e delle implicazioni in termini di sostenibilità ambientale e sociale, delle grandi scoperte scientifiche delle Geoscienze, del loro contributo alla nascita del pensiero moderno e del loro importante valore etico, culturale e sociale. Numerosi sono stati gli apprezzamenti ricevuti, tra i quali quello della Presidentessa del Festival, Manuela Arata, e del Presidente dell'Associazione Amici del Festival della Scienza, Giancarlo Andrioli. L’evento è stato sicuramente un’ottima occasione per promuovere le Scienze della Terra e la figura del geologo in un ambito scientifico e culturale allargato.   

Silvia Peppoloni (silvia.peppoloni@ingv.it)
Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia 
International Association for Promoting Geoethics 
Società Geologica Italiana - Sezione di Geoetica e Cultura Geologica

 
 
 

Descrizione dell'evento nel post del 7 ottobre 2013, pubblicato su questo sito:


giovedì 24 ottobre 2013


Richiesta per la sottomissione di riassunti alla
Sessione NH9.8
Geoethics: Ethical Challenges In Communication, Geoeducation And Management of Natural Hazards


Convener: Silvia Peppoloni
Co-Conveners: Susan W. Kieffer, Eduardo Marone, Yuriy Kostyuchenko, Joel Gill

Descrizione della sessione: 

La sessione è organizzata dalla IAPG - International Association for Promoting Geoethics (http://www.iapg.geoethics.org/).

Termine per la sottomissione dei riassunti: 16 gennaio 2014.


lunedì 21 ottobre 2013


Quando i Piani Stralcio per l’Assetto Idrogeologico 
diventano la panacea di tutti i mali

A cura di 
Nicoletta Fasanino


Fino ad oggi, si è assistito in Italia ad una legiferazione "d'emergenza" per affrontare il dissesto idrogeologico, che ha portato all'introduzione nel contesto normativo di dispositivi atti ad affrontare le criticità imminenti, ma di fatto privi di lungimiranza perché contenenti solo cenni alla necessità di procedere con attività di pianificazione e programmazione degli interventi per la messa in sicurezza del territorio. 
Mere indicazioni che, nella grande maggioranza dei casi, non sono mai state seguite.
Ci si è ritrovati così ad avere intere porzioni di territorio sottoposte ai Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (P.S.A.I.), provvedimento che da solo sta tentando di assolvere al "risanamento idrogeologico del territorio tramite la prevenzione dei fenomeni di dissesto, la messa in sicurezza delle situazioni a rischio" (Art 53 comma 1 del Testo Unico ambientale), ma di contro sta paralizzando la pubblica amministrazione che, invece, per il conseguimento della finalità innanzi detta dovrebbe svolgere "ogni opportuna azione di carattere conoscitivo, di programmazione e pianificazione degli interventi, nonché preordinata alla loro esecuzione" (Art 53 comma 2 del Testo Unico ambientale). 
Le carte della pericolosità e del rischio dovevano essere uno strumento di orientamento all'attività di governo del territorio, per mettere in luce le criticità, prevenire ulteriori ingerenze dell'antropizzazione in contesti geo-ambientali fragili, nonché essere di ausilio per pianificare studi più approfonditi, propedeutici ad una progettazione e programmazione degli interventi di messa in sicurezza (definendone anche le priorità per facilitare così il fund-raising, ovvero il reperimento di finanziamenti).
Dunque, punti di partenza per le amministrazioni locali in considerazione, anche e soprattutto, del livello di dettaglio con cui sono state realizzate.  
Facendo riferimento al percorso metodologico delle Guidelines for landslide susceptibility, hazard and risk zoning for land-use planning (R. Fell,  J. Corominas,  C. Bonnard, L. Cascini, E. Leroi, W.Z. Savage on behalf of the JTC-1 Joint Technical Committee on Landslides and Engineered Slopes), per lo scopo di statutory, ovvero per la messa a punto di prescrizioni normative, una zonazione alla scala di 1:25.000 è soddisfacente solo se effettuata ad un livello di dettaglio avanzato.
Infatti, bisogna considerare che è diverso il risultato ottenibile da una zonazione del rischio effettuata con metodi di base (qualitativi) per i quali, ad esempio, la pericolosità è valutabile, tramite correlazioni, alla suscettibilità all’innesco di un dato fenomeno franoso, piuttosto che come probabilità di accadimento, tramite un metodo che integri l’analisi storica, geologica e geomorfologica del territorio (metodo avanzato, quantitativo).

Figura 1 Tipi e livelli di zonazione raccomandati e scale delle mappe relativi agli scopi che si vogliono raggiungere ( Fonte: Guidelines for landslide susceptibility, hazard and risk zoning for land-use planning).


In Campania, a partire dal 2002, l’Autorità di Bacino del Sarno ha predisposto un aggiornamento dei P.S.A.I. (concluso e adottato nel 2011), per tenere conto del possibile verificarsi di nuovi eventi alluvionali e nel fare ciò ha utilizzato uno strumento di analisi che permettesse di considerare i limiti dell’analisi qualitativa, avvicinandosi, per quanto possibile, alla logica dell’analisi quantitativa del rischio. Questa scelta ha comportato una ri-perimetrazione delle aree a rischio, con il declassamento di 38,5 kmq di aree classificate a pericolosità P4 e di 54,03 kmq a pericolosità P3 in classi a pericolosità inferiore. Di conseguenza, si è osservato un incremento di 62,06 kmq delle aree classificate a pericolosità P1 e di 26,07 kmq di quelle a pericolosità P2. 
Questo significa che dal 1998 (anno dell’introduzione delle carte della pericolosità e del rischio idrogeologico) al 2011 (anno dell’adozione dell’aggiornamento), su 88,13 kmq di territorio campano è stato impossibile:

  • demolire e ricostruire; 
  • mutare la destinazione d'uso che avrebbe comportato un aumento del rischio (si pensi ad esempio all’apertura di un'attività commerciale o di offerta turistica);
  • costruire edifici;
  • sanare situazioni di abusivismo edilizio (andando perciò incontro al conseguente provvedimento di demolizione);

senza poi considerare la diminuzione del valore delle proprietà dovute al vincolo gravante.
Quanto detto permette di individuare diverse problematiche di carattere scientifico e politico sul tema:

  • Alla luce dei consistenti passi avanti fatti dalla comunità scientifica in materia di gestione del rischio, non è accettabile che carte della pericolosità e del rischio vengano redatte con metodi di base (qualitativi) se è nota l’incidenza che esse hanno sulla vita del singolo cittadino e sull'economia di una comunità. È opportuno redigerle con metodi quantitativi o prevedere quantomeno che ad esse segua un successivo, accurato, approfondimento da parte delle singole amministrazioni. L'inerzia nel programmare risorse economiche destinate alle attività che a livello locale permettano di avere aggiornamenti delle carte della pericolosità e del rischio, e quindi delle aree soggette a vincolo idrogeologico, nonché di pianificare e progettare interventi di mitigazione del rischio, non può essere pagata doppiamente dalla comunità da un lato in termini di mancata crescita economica e dall'altro per i danni causati dal verificarsi di un evento calamitoso.
  • È necessario un lavoro sinergico tra i decisori politici e la comunità scientifica perché si comprenda la necessità di dare alla materia "dissesto idrogeologico" attenzione normativa a sé, seppur connessa a quella urbanistica. Questo passo consentirebbe innanzi tutto di dare alla produzione normativa una cadenza diversa da quella degli eventi calamitosi, permettendo così di studiare con continuità le problematiche relative alla prevenzione e alla mitigazione del rischio idrogeologico. Si riuscirebbe a creare in tal modo un quadro legislativo più completo e preciso che, non dando adito ad interpretazioni causate da vuoti ed imprecisioni, permetterebbe di garantire maggiore equità e giustizia. La mancanza di normativa tecnica in materia di rischio idrogeologico determina sovente, nelle più disparate controversie legate agli abusi edilizi o ai reati ambientali, la vittoria della consulenza tecnica che meglio sfrutta l’imprecisione di un dato articolo. 
  • Nell'ambito della produzione normativa in materia di dissesto idrogeologico si dovranno distinguere e trattare diversamente gli abusi edilizi "puri", da quelli che sussistono per mancanza del rispetto delle norme riguardanti la difesa del suolo; in quest'ultimo ambito bisognerà specificare le responsabilità dei soggetti nelle aree di propagazione e in quelle di innesco, nonché tra soggetti proprietari di beni pre-esistenti rispetto a quelli di nuove costruzioni.

Queste considerazioni potrebbero essere ulteriormente arricchite da diversi elementi, tuttavia, anche se sintetiche, permettono di concludere con una riflessione importante. 
In ciascuno dei punti affrontati si può evincere che, puntualmente, le criticità nascono dalla distanza tra la "conoscenza accademica" e la realtà, ovvero tra la comunità scientifica e coloro che devono creare gli strumenti di governo e tutela del territorio, e tra essi (scienziati e decisori politici) e i cittadini che dovrebbe essere adeguatamente informati, formati e sensibilizzati sulle problematiche legate al territorio stesso.
Bisogna che la comunità scientifica si cali nella realtà che studia e trasferisca la "conoscenza" in quei processi che producono leggi e regolamenti e che se non adeguatamente predisposti possono determinano conseguenze ancora più dannose del vuoto normativo in un'area a rischio elevato.
Chi governa il territorio deve essere messo in condizione (ed obbligato) di tutelare la vita umana e l'ambiente. Non deve verificarsi che la ri-perimetrazione sia un escamotage utilizzato dai privati cittadini per costruire la propria casa in un'area a rischio elevata; non deve essere più tollerato l'accadimento di eventi calamitosi che mietono vittime innocenti e che solo a posteriori attirano l’interesse dell'opinione pubblica nel dibattito sulle azioni di prevenzione che si sarebbero dovute adottare.
Ed è proprio per questo che oggi si parla di Geoetica. Gli studiosi delle Scienze della Terra hanno il dovere di tutelare l’oggetto dei propri studi, del proprio lavoro, non solo attraverso un semplice copyright, ma soprattutto con il loro contributo nella definizione di quei regolamenti che permettano con rigore di tutelare la vita umana e l'ambiente, nonché nel favorire un processo di rinascimento culturale che deve vedere l'uomo nuovamente capace di prendersi cura e di rispettare il territorio in cui vive.


lunedì 14 ottobre 2013


La tutela del paesaggio secondo la Costituzione italiana

Conferenza di Salvatore Settis

24 ottobre 2013, ore 18:30
Palazzina dell’Auditorio - Accademia Nazionale dei Lincei - Villa Farnesina
Via della Lungara, 230 (Roma) 



lunedì 7 ottobre 2013


Conferenza-Conversazione
tra
Silvia Peppoloni e Telmo Pievani

"Geoetica: le Scienze della Terra e il loro contributo al rinnovamento culturale della società"

26 ottobre, ore 17:30
Aula Polivalente San Salvatore
Piazza Sarzano (Genova)


Con il patrocinio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, della Società Geologica Italiana, della IAPG - International Association for Promoting Geoethics e del Consiglio Nazionale dei Geologi.


Descrizione dell'evento

La Geoetica si occupa delle implicazioni etiche, sociali e culturali della ricerca e della pratica geologica, rappresentando un punto di incontro tra Geoscienze, Filosofia e Sociologia. Attraverso l’individuazione dei principi che devono supportare le nostre azioni nei confronti della Geosfera, la Geoetica può costituire un’opportunità per gli scienziati di divenire più consapevoli delle loro responsabilità sociali e uno strumento per orientare la società sulle questioni relative alla difesa dai rischi naturali, all’uso sostenibile delle risorse e alla tutela dell’ambiente. La Geoetica può contribuire alla costruzione di un corretto sapere sociale, rafforzando il legame con il territorio, quale patrimonio comune da condividere. La Geoetica può favorire un rinnovamento culturale nel modo di relazionarsi al Pianeta e una crescita di sensibilità nei confronti della difesa della vita e della ricchezza del sistema Terra in tutte le sue forme.

Biografie

Silvia Peppoloni è ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si occupa di pericolosità sismica, geotecnica e geomorfologica, con specifico riferimento a centri storici e beni culturali. È Segretario Generale della IAPG - International Association for Promoting Geoethics, responsabile della Sezione di Geoetica e Cultura Geologica della Società Geologica Italiana e membro della Commissione di Geoetica della FIST - Federazione Italiana di Scienze della Terra. 

Telmo Pievani è professore associato di Filosofia della Scienza presso l’Università degli studi di Milano Bicocca. È autore di numerose pubblicazioni, fra le quali: La teoria dell’evoluzione (Il Mulino, 2010) Creazione senza Dio (Einaudi, 2006) In difesa di Darwin (Bompiani, 2007) Nati per credere (Codice Edizioni, 2008, con V. Girotto e G. Vallortigara). Collabora con «Il Corriere della Sera» e con le riviste «Le Scienze», «Micromega» e «L'Indice dei Libri».